Stile hippie: storia e maggiori trend

0
458
stile-hippie

Stile hippie: storia e maggiori trend moda legati a questa filosofia, nel post a cura di Noi Moda

Nato tra gli anni ’60 e 70’ del secolo scorso, lo stile hippie si caratterizza per l’ondata di rivoluzione che ha portato con sé. Si presta più attenzione alla spiritualità, alla libertà d’espressione, alla lotta per la pace e lo stop alla guerra. La cultura hippie ha in realtà una storia lunghissima e un’ideologia alla base che ne ha fatto un vero e proprio stile di vita. Con la subcultura hippie degli anni ’70 non cambia solo pensiero e filosofia dei tempi, ma anche la moda.

Vediamo qui la storia della moda hippie, quali sono i capi must have e i principali trend di questo stile, nel nuovo post a cura del nostro portale e dedicato alla Storia della Moda. Bentornati su Noi Moda!

Stile hippie: storia della sua filosofia e della sua identità culturale

In contrasto con la moda perbenista degli anni ’50, negli anni ’60 e 70’ si assiste a un vero e proprio cambiamento sociale. Promuovendo uno stile di vita alternativo dopo la guerra del Vietnam, i giovani di quel tempo iniziano a combattere contro consumismo, capitalismo e guerre. Ci si inizia a battere per maggiori libertà e diritti, per una maggiore apertura sui temi legati alla sessualità e soprattutto sull’utilizzo delle droghe leggere.

La richiesta di maggiore libertà si trasforma in massima espansione anche per l’abbigliamento e lo stile di vita hippie. Vestirsi in un certo modo significa quindi pensarla in maniera alternativa e soprattutto imprimere le proprie idee politiche contro la società del tempo. Indossare occhiali rotondi, collane e tuniche oversize significa avere ideali ben precisi: pace amore e libertà. Ma la moda hippie però non nasce dal nulla, bensì si ispira alla moda orientale. Si inizia a prestare più attenzione alla spiritualità d’animo, alla pace interiore e alla meditazione, avvicinandosi molto alla filosofia buddhistaDa questo punto di vista, se ne ereditano le forme etniche, che saranno determinanti per la moda hippie degli anni ’70. Si inneggiava così all’uso di droghe psichedeliche per “espandere la mente” ed essendo contro il consumismo, il dress code prevedeva solo vestiti di seconda mano.

I figli dei fiori (così come erano soprannominati al tempo) degli anni ’70 erano davvero figli dei pattern floreali, tessuti naturali e senza scarpe, così da avere un contatto ravvicinato con la natura. Colori accesi, abiti etnici ispirati alle culture orientali indiane e sandali di cuoio erano le principali caratteristiche di chi si ispirava a tale filosofia di vita.

Ci si spostava inoltre in camper e in gruppo, con vere e proprie peregrinazioni in vista della diffusione dell’ideale di pace. Manifestazioni, scioperi, proteste..il messaggio hippie era sempre lo stesso: pace e libertà.

figli dei fiori hippie

Stile hippie: capi iconici

Tra i capi simbolo dello stile hippie, posto di spicco occupano le camicie a fiori, i ponchos e le tuniche, i top ricamati in pizzo o all’uncinetto. No ovviamente a marchi e capi firmati. Si a vestiti second hand e realizzati con tessuti naturali. Altri capi facenti parte dello stile hippie sono le gonne lunghe a balze con stampe geometriche. Altro capo iconico dello stile hippie è poi la tunica, il classico camicione oversize che viene utilizzato da ambo i sessi. La moda hippie si caratterizza, infatti, per la tendenza ad essere unisex. La maglieria predilige il tessuto in jersey, con vestibilità stretta e magari anche dalle stampe tie-dye. Tendenza rivoluzionaria sono poi i mitici pantaloni a zampa di elefante, con vita bassa e accompagnati da zeppe o sandali in cuoio.

Accessori di cui non si può fare a meno per il vostro stile hippie sono bandane, collane con piume e occhiali rotondi.

ragazza hippie

Il nostro post dedicato alla storia, agli ideali e ai capi moda must have dello stile hippie, termina qui. Alla prossima con gli approfondimenti sul mondo del fashion, a cura del nostro portale!

Articolo precedenteAccessori moda lui autunno-inverno: l’orologio
Articolo successivoModelle italiane emergenti: le più promettenti